Carissimi tutti!
Ci facciamo risentire dalla terra africana per la prima volta dopo il rientro dalle ferie al freddo di Verona. Ma quanto freddo fa lassù??! Ci eravamo un po’ dimenticati di questa sensazione! Qui lottiamo quotidianamente con i nostri 30-35° e tassi di umidità dell’80-90% e litri di sudore che si portano via i nostri grassi in esubero (4-6 kg accumulati in un mese di ferie!!). Ma caldo e umidità, grazie a Dio, significano anche pioggie copiose e in effetti quest’anno l’acqua non si è fatta attendere più del previsto e ha già rovesciato sui campi un’abbondante benedizione!
Al rientro ci siamo reinseriti nelle nostre attività consuete e a gennaio è cominciato un nuovo anno al lar, lo studentato delle ragazze, e Lucia apre la terza sessione sotto le sue grinfie. Quest’anno le bimbe sono 27 (l’anno scorso erano 31, nel 2010 erano 25)… il numero è normale, considerato che qui nei dintorni ci sono già molte scuole con 6° e 7° classe e quindi sempre più la scelta di mandare una figlia al lar è una scelta di qualità, sia dell’insegnamento (lezioni di recupero/alfabetizzazione, obbligo della lingua portoghese) che dell’educazione integrale (orari, lavori, pulizia, igiene) che ricevono.
L’inizio è come sempre il momento più difficile, molte bambine nuove da inserire nella vita del lar, che ovviamente non parlano una parola di portoghese e non sanno cosa sia avere un orario (orologio… questo sconosciuto!). Sempre con il valido e costante appoggio della mamà Amida, anche quest’anno ce l’abbiamo fatta a ingranare. Alcuni problemi e “dores de cabeça” ce li stanno dando, invece, le ragazze del secondo anno… una addirittura è fuggita portandosi via valigia, secchio, piatto e tutto, approfittando di una falsa malattia. Che paura! Fortunatamente è arrivata in casa senza farsi male… dicendo che era fuggita per problemi con mamà Amida. Per noi era solo una scusa… forse per tornare dal suo morosetto! Dopo alcuni colloqui col papà e passati alcuni giorni è tornata. Vedremo se riuscirà a re-inserirsi normalmente nella vita del lar. Altra simpatica trovata delle bambine è stata quella un bel giorno di fermarsi a “passear” alla feira, il grande mercato del sabato, invece di andare alla “machamba”, il campo, della scuola, che tutti gli studenti hanno l’obbligo di coltivare. Il direttore della scuola si è mooooolto arrabbiato… abbiamo convocato i genitori, discusso il caso, portate le scuse al direttore e ristabilito l’ordine! Comunque, questa è stata l’occasione per riconfermare la collaborazione e il “patto educativo” con i genitori e con la scuola. Dobbiamo dire che non abbiamo mai sentito venir meno la fiducia della gente e del personale scolastico e sempre più ribadiamo l’importanza dell’istituzione “lar”, per i risvolti educativi, sia direttamente sulla bambine, sia indirettamente sulle famiglie, sul corpo docente e in generale nella vita del bairro, del paese. Una pastorale dell’educazione che funziona veramente.
La guida di Lucia arriverà fino alla chiusura del primo trimestre (16 aprile). Poi la responsabilità della direzione passerà a Francesca, che già dall’inizio dell’anno (sempre munita di penna e quaderno!) sta accompagnando passo passo le attività e le vicende del lar. Siamo certi che se la caverà benissimo!
Quanto ad altri settori, finalmente si è realizzato il sogno coltivato già dal 2010 e il 27 gennaio abbiamo aperto ufficialmente alla presenza di molte autorità locali il centro nutrizionale “mwana mukumi” (bambino in salute), già peraltro benedetto da Don Giuseppe Pizzoli nel novembre passato, dando avvio alla produzione e consegna della famosa multi mistura per bimbi malnutriti segnalati dall’ospedale (maggiori di 6 mesi), oltre al latte in polvere per i bambini fino ai 6 mesi, che già consegnavamo. I bimbi ad oggi accompagnati sono 63. Responsabile del progetto è Francesca, assistita da suor Ducilene e da mamà Natalia, che aiuta a pesare i bimbi e tradurre per le mamàs che parlano solo makua e a preparare i prodotti per la multi mistura. È sempre una grande gioia vedere i progressi di questi pupetti, che arrivano scheletrini e in poche settimane riacquistano ciccia e forza. A volte ci viene da dire che il desiderio di vita è davvero più forte di ogni cosa!
Quanto al progetto di microcredito, come sapete nel mese di settembre dell’anno scorso abbiamo selezionato 30 beneficiari e abbiamo avuto buoni riscontri nell’incontro avuto con loro agli inizi di febbraio, dove abbiamo consegnato la seconda metà del prestito (dilazionato in due rate) e fatto il punto della situazione, sia per aggiornamenti tecnici riguardo le condizioni dei rispettivi raccolti, sia in termini economici riguardo alla gestione e l’utilizzo dei soldi imprestati fino a quel momento. Alcuni hanno ringraziato per aver dilazionato il prestito, ammettendo che altrimenti avrebbero speso tutto quasi subito! L’11 aprile abbiamo l’ultimo incontro fissato prima della restituzione, con visita di alcune “machambas” prima del raccolto. La stagione sembra sia favorevole, visto che ha piovuto con buona continuità dall’inizio di gennaio con piccole pause; speriamo continui ancora un poco soprattutto per alimentare i fiumi. Per quest’anno pensiamo alla continuazione del progetto con un nuovo corso di formazione e una ulteriore selezione di 30 nuovi beneficiari e prestito maggiorato per quelli, tra i 30 scelti l’anno scorso, che riusciranno a restituire entro luglio il primo prestito. Pensiamo anche a come sviluppare ulteriormente il progetto, con la proposta di un’associazione o gruppo di “camponeses” che possano lavorare insieme, raccogliere un piccolo capitale e fare prestiti tra loro… forse è ancora presto ma è bene pensare alle possibilità di sviluppo future.
Quanto alle emergenze varie ed eventuali, registriamo guasti alla pompa dell’acqua e pericolo di restare presto senz’acqua. Urge sostituzione! Non sembra un’operazione facile, in quanto trovasi infilata in un tubo a 30 metri di profondità, collocata 15 anni fa dai comboniani. Abbiamo cercato di ricostruire le fasi operative, ma siamo un po’ preoccupati, a dire il vero, visto che nessuno di noi è uno specialista in queste cose… comunque in qualche modo speriamo di farcela. Da segnalare la sistemazione della postazione telefonica sul tetto delle suore: più confortevole, dotata di copertura, posti a sedere e messa in sicurezza contro eventuali cadute. La struttura in legno fa pensare un po’ ad una baita di montagna. Per il momento è stata battezzata “il predio”, cioè “il palazzo”.
Quanto alle nostre attività di formazione, tra le altre, continua l’impegno di divulgazione della legge della terra e di appoggio delle comunità locali per la demarcazione dei terreni comunitari, con una importante novità: la CAFOD, caritas inglese, ha scoperto il nostro lavoro e ha deciso di appoggiarci per la stampa di opuscoli, libretti, cartelloni e soprattutto per pagare un consulente giuridico per le presentazione delle richieste di demarcazione al Catasto di Nampula. E così Lucia, quale membro della commissione diocesana di giustizia&pace, se n’è volata una settimana a Maputo (in capitale!! 2500 km da qui) assieme a Virginia, laica missionaria spagnola, responsabile diocesana di g&p, per partecipare alla formazione organizzata da CAFOD. Esperienza molto interessante (e serate di vita mondana come non si ricordava…!!). Per quanto ci riguarda, il lavoro con giustizia&pace non terminerà con la nostra uscita, la collaborazione con la commissione continuerà anche a distanza.
Quanto alla vita con la nostra gente, come tutti i missionari più “antichi” ci avevano detto, più andiamo avanti e più ci rendiamo conto che ne capiamo tanto poco di questo popolo e di questa cultura. Anche con in mano gli strumenti per leggere un po’ la realtà siamo ben distanti dal capire profondo che permette poi il dialogo aperto e la condivisione. Ci chiediamo: cosa stiamo condividendo con loro? Cerchiamo di dare parole di speranza, di vita, ma in che modo se noi stessi non viviamo le loro sofferenze? In che modo se alla fine ci chiudiamo nelle nostre case e sicurezze? Resta di fondo una grande insoddisfazione nel non riuscire a entrare in un contatto più profondo, scoprirsi e un po’ rubarsi vicendevolmente storie, sogni e identità… ci scopriamo lontani (forse anche un po’ tenuti lontani) dai loro vissuti e dalla loro maniera di pensare e sentire, che ahinoi rimarranno sempre un po’ nascosti ai nostri occhi stranieri, ad appannaggio solo di chi alla cultura appartiene veramente.
E quindi come comunicare qualcosa che neanche noi stessi riusciamo a descrivere per davvero? Ci siamo resi conto nel mesetto che abbiamo passato a casa che lassù si fa fatica a comprendere la realtà che viviamo qui e sinceramente per noi è difficile trovare le parole per descriverla… troppo “altra” per essere raccontata e capita. Non sappiamo come e se saremo in grado di essere un ponte tra le due realtà.
Di sicuro, noi qui ci sentiamo cresciuti molto, perché la realtà è molto dura, perché ogni giorno affrontiamo difficoltà e raccogliamo storie di una tale durezza che a volte ci sembrano impossibili, perché il confronto con una cultura differente svela molte cose sulle nostre “pre-comprensioni” che neanche mille saggi di antropologia culturale possono svelarti… perché abbiamo visto una Chiesa viva e laica, quasi completamente laica e ugualmente viva (e ugualmente Chiesa!), perché abbiamo vissuto piccole esperienze di essere Chiesa-profeta in mezzo alle grandi ingiustizie dell’Africa (qui in Nacala tutte ben rappresentate!), perché abbiamo sperimentato una corresponsabilità adulta e franca con altre vocazioni della nostra Chiesa… perché abbiamo visto tanti modi di vivere la missione e in missione e tanti stili di incontro con i poveri, perché abbiamo scoperto, qui come là, brava gente accanto a tanti approfittatori e lo sguardo si è fatto via via più obiettivo, perché abbiamo visto che la vita va avanti nonostante tutto e tutto dipende da come tu vuoi andare avanti… beh, se tutto questo potrà servire alla nostra Chiesa e alla nostra città di Verona, lo scopriremo col tempo! Solo speriamo di essere capaci di mettere in circolo l’amore, come diceva quello là, e se la pianta è buona darà buoni frutti a suo tempo!
Quanto a noi, la salute per ora regge, il conto malarie dopo il nostro rientro è fermo (fino a ieri, come dicono qui) a una, ovviamente a carico di Emiliano. Incrociamo le dita fino a maggio!
E rispetto a noi due… beh, ogni giorno scopriamo lati nuovi di noi, cresce la consapevolezza di una scelta, riconosciamo la bellezza (e la fortuna!) di essere laici sposati… anche il confronto con chi ha fatto una scelta diversa (preti e suore) ci riconferma ogni momento nel nostro sì!
Difficile sapere cosa la gente abbia capito di noi coppia… senza figli non siamo “credibili”. Come ci hanno detto alcuni missionari, se qui ci fossero anche i nostri figli, la nostra sarebbe davvero una grande testimonianza… così siamo un po’ a metà e anche un po’ strani per la gente di qui… com’è che sono sposati da 5 anni, ancora non hanno figli, e stanno ancora insieme?? Chissà… forse anche così è una testimonianza per loro, stare insieme e volersi bene anche senza procreare… tanto raro tra i nostri makua!
Per concludere, vi sveliamo che ogni tanto l’occhio si posa sul calendario e ci rendiamo conto che il tempo stringe. Fa un po’ strano sinceramente pensare che tra poco più di 2 mesi quella che è stata la nostra vita negli ultimi 2 anni e mezzo “scomparirà”… scompariranno luoghi, persone, impegni, attività… nel senso che non saranno più sotto i nostri occhi.
Ovviamente non scompariranno dalla nostra storia, ma diventeranno improvvisamente un luogo intimo, cioè un luogo che esisterà solo dentro di noi, cui ripensare a volte con nostalgia, a volte con sollievo, chissà a volte con incredulità (ci siamo stati davvero?), un luogo in cui a volte rifugiarsi, a volte aggrapparsi,… di certo, qualcosa di molto importante sta per finire, qualcosa che insieme abbiamo voluto, cercato e vissuto con entusiasmo. Ancora non è tempo di bilanci, solo ci accompagniamo pian piano alla chiusura.
E per una cosa che finisce, subito un’altra dovrà cominciare… non possiamo negare che ogni tanto la testa scappa a casa, a Santa Lucia, e se da un lato sentiamo la gioia del ritornare al nostro “nido d’amore” e del ri-immergerci nei nostri affetti, dall’altro sentiamo il timore di un nuovo inizio, di un re-inserimento nel mondo del lavoro e delle relazioni che non sappiamo come ci troverà, non sapendo quanto e come l’esperienza ci avrà cambiati e se inciderà nel nostro modo di vivere.
Ma per questo diamo tempo al tempo e ci godiamo i nostri ultimi due mesi quaggiù… Che altro aggiungere? Solo un arrivederci a presto e fate i bravi!
Estamos juntos e Feliz Páscoa de Ressurreição!
Lucia e Emiliano
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