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Archive for agosto 2010

Un freddo africano…

Queridos!! Un grande abbraccio.. questa volta un po’ infreddolito! Eh sì, pare incredibile ma l’inverno è arrivato anche qui! Alla sera e alla mattina ora ci vuole una bella felpina per ripararsi dal fresco… ben inteso, niente di paragonabile al nostro inverno, ma la differenza rispetto al gran caldo di dicembre e gennaio noi la sentiamo bene! Quasi quasi ora passiamo intere giornate senza versare neanche una goccia di sudore… una meraviglia!

Vi ringraziamo TANTO per tutte le lettere, contributi, video, film, musica che ci avete inviato con i nostri genitori… non avete idea di quanto sia prezioso ricevere qui un pensiero da lassù! Una lettera… lasciarla qualche giorno lì sul comodino, assaporando il momento in cui si potrà aprirla, cercare di indovinare chi l’ha scritta a giudicare dai caratteri della busta e poi finalmente aprire e gettarsi a capofitto tra le righe magari scritte a penna… sapere come state, magari vedervi in una foto recente o in un video girato in casa, accompagnarvi nelle piccole e grandi gioie e fatiche di ogni giorno, commuoversi ricevendo notizie che mai avremmo pensato di ricevere… è rimanere vicini nonostante le distanze e sapere che siamo nei vostri pensieri anche se non nei vostri occhi (e chi l’ha detto “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”??).

Noi stiamo bene. Qui a Namahaca ci sentiamo a casa!

Le attività procedono intensamente, anche troppo… non abbiamo un granché di tempo libero e i weekend sono giornate di lavoro come e a volte più del resto della settimana!

Per le ragazze del lar siamo arrivati alla fine del secondo trimestre e così per mamà Lucia e papà Emiliano ci sono due settimane di respiro (finalmente!). Le nostre figlie sono davvero brave (come comportamento, scolasticamente lasciamo perdere..!) e una allegra e chiassosa compagnia, ma… sono 25, sono adolescenti e, quando sono qui al lar, sono sempre a casa nostra per i motivi più diversi (manca l’olio, si è rotta la pila, non troviamo più il mestolo, ho mal di testa, mi son tagliata il dito, non riusciamo a fare l’esercizio di matematica, aiuto per l’inglese e avanti…) e così è un continuo viavai di… dà licença mamàdà licença papàdà licença mamàdà licença papà…!! Ma sinceramente sono due giorni che sono uscite e già un pochino ci mancano!

Per il resto, Emiliano è molto occupato in questo periodo dalla raccolta e immagazzinamento dei prodotti che le 70 comunità inviano qui a Namahaca… si tratta dei prodotti (mais, fagioli, arachidi) che servono per i pasti dei vari responsabili di comunità nei giorni di formazione. Qui la pastorale è completamente affidata ai laici, visto che il prete, padre Alessio, può visitare e fare la messa in una comunità al massimo 1 o 2 volte l’anno. E così ogni comunità ha un responsabile, l’”ancião”, che celebra ogni domenica la liturgia della parola, poi ci sono gli altri ministeri: una coppia responsabile delle famiglie, i catechisti per i giovani e per gli adulti, il ministro dell’eucarestia, il ministro di giustizia e pace, il ministro della salute, la responsabile delle donne,… questi ministeri sono presenti in (quasi) tutte le comunità e gestiscono la pastorale a livello locale. Qui a livello “centrale” a Namahaca gestiamo la formazione per tutte queste persone: si tratta di 2 o 3 giorni di formazione per ogni ministero ogni 3 mesi circa, quindi praticamente abbiamo incontri di formazione da preparare e gestire ogni settimana. E così in questo periodo Emiliano riceve ogni giorno sacchi di prodotti da essicare e “stoccare” nel magazzino della parrocchia.

Quanto agli altri lavori di ristrutturazione e sistemazione, in questo periodo si sono un po’ bloccati per accogliere l’attesissima visita dei nostri genitori, del direttore del centro missionario e poi del Vescovo di Verona, del segretario e dello Zio don Roberto! 10 persone venute a trovarci per “matar saudade”, vincere la nostalgia di casa, e per riempirci di tante cose buone… grana, salame, monte veronese, cioccolata (beh, questa soprattutto per Lucia)… provate voi a fare a meno del grana per qualche mese e poi ci direte quello che si prova al riaprirlo e grattuggiarlo religiosamente sopra una sontuosa pasta (sontuosa e soprattutto PASTA per il grana grattuggiato sopra… senza grana che pasta è??).

Non riusciamo a descrivere la gioia e l’emozione provata nel riabbracciare i nostri genitori dopo tanti mesi! Bellissimo è stato condividere con loro la nostra vita qui, far conoscere i nostri amici, viaggiare sulle stesse strade, mostrare i luoghi tante volte citati e descritti per telefono e solo immaginati. Adesso è bello sapere che loro sanno, hanno visto, ci sono stati… è un po’ come se voi tutti foste stati qui e così la nostra nuova terra non è più solo una cosa nostra, ma è cosa “di famiglia”!

Perciò grazie ai nostri genitori e a tutte le visite che sono arrivate fin qui, anche per il coraggio nell’affrontare questo viaggio… i soli viaggi di andata e ritorno sono durati 2 giorni ciascuno e poi ci sono da considerare le vaccinazioni e la profilassi anti-malarica, cominciata prima della partenza e terminata dopo il rientro, le “originali” strade del Mozambico e le rispettive buche (fortunatamente senz’acqua in questo periodo!), il salto così veloce in un ambiente moooolto diverso dal punto di vista naturale, “architettonico” e culturale… quindi parabéns ai coraggiosi viaggiatori! Bravi anche perché hanno saputo avvicinarsi a questa realtà con rispetto, sana curiosità e in maniera delicata, attenta e aperta alle persone (ai bambini soprattutto!), cercando di mettersi in discussione su alcuni pregiudizi comuni e radicati in tutti noi del “ primo mondo”.

Per noi, a parte la grande gioia e qualche lacrima versata alla ripartenza, la visita è stata preceduta, accompagnata e seguita da una bella malaria ciascuno… Lucia ha aperto le danze il giorno prima dell’arrivo dei genitori (così si è persa il benvenuto all’aereoporto!), Emiliano ha continuato a metà del soggiorno (così i genitori hanno visto che si può sopravvivere alla malaria!) e Padre Alessio ha concluso un paio di giorni dopo la ripartenza del gruppo (lui che ne sembrava immune, visto che era quasi un anno che non la prendeva). Evidentemente il carico emotivo e di lavoro ha aperto la strada al plasmodio che approfitta proprio dei momenti di stanchezza e di stress per infilarsi tra i globuli rossi e proliferare!

Fortunatamente per tutti e tre la cosa si è risolta nel giro di due-tre giorni, caratterizzati da febbre molto alta, dolori agli arti, stanchezza, mancanza di appetito… i sintomi tipici di una influenza da noi. Curata debitamente e per tempo, accompagnata da una dieta leggera ma sostanziosa e da assoluto riposo, la malaria si può curare bene.

Ogni volta che la passiamo e recuperiamo, però, ci viene da pensare a tutte le persone che non hanno la possibilità di ricevere queste cure e l’alimentazione adeguata, che non riescono ad arrivare qui al centro di salute di Namahaca, fare il test, ricevere paracetamolo per la febbre e Coartem (il medicinale che oggi è prima linea nella cura della malaria, seguito da Fansidar, come seconda, e il terribile chinino, come terza linea, in caso di malaria resistente). E sono davvero tanti quelli che non arrivano qui… tanti bambini, tante donne incinte, tanti anziani, tanti malati di AIDS o tubercolosi… per questi spesso, troppo spesso, una “semplice” malaria può significare la morte, se sono donne incinte, può significare aborto. Questa della malaria è una terribile realtà dell’Africa, sono centinaia ogni giorno i casi registrati qui al centro di salute, gli infermieri ci confermano che è la malattia in assoluto più frequente, seguita da polmonite (può sembrare strano, ma qui il “freschetto” di cui vi parlavamo prima, in questo periodo miete molte vittime…), diarrea, AIDS e tubercolosi. Diciamo che la malaria è per molti il “colpo di grazia”… per fisici debilitati da altre malattie croniche o da malnutrizione l’arrivo di questo “schiaffo” alla salute è spesso fatale. Qui non è che “si muore di fame”, si muore sempre per altre cause, ma è chiaro che un fisico ben nutrito, che riceve giornalmente apporti adeguati di vitamine e proteine (grassi comunque sempre pochi), resiste meglio e, curato con i medicinali appositi, quasi sempre riesce a respingere l’attacco del plasmodio della malaria o di altri virus o batteri di vario genere. Altrimenti…

Quella dei medicinali è un’altra questione complicata… qui gli anti-malarici ci sono e sono distribuiti gratuitamente, ma spesso le scorte al centro di salute scarseggiano… poi magari quei medicinali li trovi alla “feira”, al mercato (alcuni infermieri “arrontondano” i loro stipendi vendendoli ai commercianti) e così quando servono, soprattutto nel picco della malaria nei mesi di febbraio e marzo, capita spesso che il Coartem non si trova… e così aumentano i casi di malaria resistente. Se poi i medicinali li compri al mercato, non sai usarli correttamente e li prendi male…  e così aumentano i casi di malaria resistente. Poi spesso manca una educazione sanitaria minima, per cui dopo il primo giorno di trattamento (sono tre in tutto) cominci a star meglio e spesso abbandoni la cura… e così aumentano i casi di malaria resistente. È in questo modo che giorno dopo giorno la malaria diventa più forte e “cattiva” e chi ne paga le conseguenze, come sempre, sono i più poveri.

Ci tenevamo a raccontarvi un po’ di questa malattia, perché lassù da noi c’è tanta mala informazione, si fa dell’inutile terrorismo per certi aspetti e non si guarda il problema nella sua oggettività e nella concretezza per altri. Certo è che il giorno in cui arriverà il vaccino della malaria, la vita qui per molti sarà almeno un po’ più facile.

Bene, ecco il nostro “solito” papiro che ha sempre uno e un solo scopo… tenervi vicini e rendervi il più possibile partecipi di ciò che viviamo, sentiamo, elaboriamo interiormente. Spesso ci sentiamo ancora come dei bambini che ogni giorno vivono esperienze nuove e fanno delle scoperte incredibili! Ma è anche vero che pian piano aumenta la sicurezza e la “confiança” nel girare tra la gente, nello spostarsi per le strade e nel mato, nel muoversi in villaggi e in città. E così rinnoviamo giorno dopo giorno il nostro “ci siamo e ci stiamo”!

Il nostro pensiero vola da ciascuno di voi, immaginando ogni volto sorride e si rallegra!

Vi abbracciamo.

Lucia e Emiliano

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